Il corpo nella pittura classica
genera piacere e dolore nel cervello
GIOVANNI ROSSI
NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 10
novembre 2018.
Testi
pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di
Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia).
Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società,
la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici
selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste
e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.
[Tipologia del testo: RECENSIONE]
Nella storia della pittura figurativa del mondo
occidentale il corpo umano è l’elemento più comune di rappresentazione, e il
suo ruolo comunicativo è stato cruciale per la trasmissione di messaggi
universali, che hanno mantenuto la loro efficacia nei secoli e attraverso
differenti culture.
È noto che l’evoluzione delle arti visive nel
corso del Novecento ha portato ad un progressivo abbandono della pittura
figurativa quale linguaggio principale dell’arte e, addirittura, al suo bando
da parte di molti movimenti artistici d’avanguardia. Il lento e progressivo
ritorno all’esperienza accademica dell’insegnamento delle abilità magistrali
per la riproduzione della realtà ha contribuito, negli anni recenti, allo
sviluppo di una rinnovata sensibilità per la realizzazione artistica della
figura umana. Se si pensa alle epoche in cui la pittura costituiva il principale
mezzo di comunicazione di massa legato all’immagine, si comprende la funzione
che per secoli ha avuto il valore simbolico, narrativo e documentario della
figurazione pittorica. La rappresentazione della narrazione biblica, di scene
tratte dai Vangeli, di battaglie, di gesta di condottieri e di intere dinastie,
di martirii di santi, di miti classici rivisitati, di incoronazioni, e così via,
era affidato al pennello dei grandi pittori che rappresentavano in affresco o
in dipinti su tavola o tela le forme e i colori di un immaginario collettivo,
al quale si legavano significati e memorie fondanti, non di rado, il senso di
identità e di appartenenza di una comunità.
Nel Rinascimento accadeva che, quando un pittore
aveva completato il cartone preparatorio di un affresco, lo esponeva al
pubblico, in genere per volontà del committente. Così accadde quando Leonardo
da Vinci completò il cartone della Battaglia di Anghiari, che sarebbe stata
dipinta sulla parete opposta a quella della Battaglia di Cascina commissionata
a Michelangelo Buonarroti. Il cartone leonardiano fu esposto, ed accorse gente
da ogni parte per ammirarlo.
È indubbio che a quel tempo, in cui non esisteva
alcun tipo di riproduzione tecnica automatica delle immagini e, dunque, si
passava dalla realtà al disegno, dipinto o scultura, il cervello umano non
avesse la gamma di memorie paradigmatiche
visive di cui disponiamo noi, tali che ci basta percepire per una frazione
di secondo un’immagine per renderci conto se si tratta di una fotografia, un
dipinto o un disegno. Pertanto, è lecito supporre che i correlati neurofunzionali della visione del corpo nel cervello di un
nostro antenato rinascimentale fossero organizzati secondo le due semplici
categorie del vero e del finto. Oggi, con tutte le gradazioni
esistenti del fictional, che va dalla fotografia al cinema in
3D, non si può escludere che il nostro patrimonio di paradigmi tipologici
preveda gradazioni di verosimiglianza tali da aver relegato l’immagine
pittorica fra le più distanti dalla realtà. Per tale ragione, ci si può
chiedere se la riproduzione pittorica del corpo, quale quella dell’arte
classica sia ancora in grado di esercitare un effetto evocativo sul nostro
cervello e possa generare anche specifiche risposte legate al genere cui si appartiene.
Con questa curiosità abbiamo letto uno studio di
de Gelder e colleghi che hanno indagato l’attività
cerebrale indotta dalla visione di dipinti raffiguranti corpi femminili e
maschili in circostanze associate al piacere e al dolore. Prima di riassumere
gli interessanti risultati ottenuti, si propone una riflessione e un suggerimento
per gli studi sulle basi cerebrali della distinzione tra realtà e riproduzione.
Quando si studiano i correlati cerebrali delle reazioni
alla visione di immagini fotografiche realistiche, e particolarmente a video
del corpo in movimento di donne e uomini, non si può escludere che alcune parti
del cervello reagiscano come alla vista di persone reali, sebbene la sintesi
operata dai sistemi globali consenta di essere coscienti di stare assistendo ad
una riproduzione tecnologica della realtà. Una simile evenienza è molto più
difficile da ipotizzare che accada quando il corpo è riprodotto su tela, per
quanto realistica possa essere nel disegno, nel modellato e nella colorazione la
realizzazione pittorica della figura umana. Ora, il confronto fra i correlati
noti, legati alla visione del corpo nella realtà e nei video, con i correlati neurofunzionali desunti dall’osservazione di corpi dipinti,
potrebbe costituire un’interessante traccia sperimentale da sviluppare nel
prossimo futuro.
(de Gelder B., et al. Classical
paintings may trigger pain and pleasure in the gendered brain. Cortex
109: 171-180, 2018).
La provenienza degli autori è la seguente: Brain and
Emotion Laboratory, Department of Cognitive Neuroscience, Faculty of Psychology
and Neuroscience, Maastricht University, Maastricht (Paesi
Bassi); Department of Computer Science, UCL (Regno Unito); Italian Academy for Advanced Studies, Columbia
University, New York (USA); Department of Psychology, University of Torino
(Italia); GCS-fMRI, Koelliker Hospital, Torino
(Italia).
Sono state impiegate immagini di dipinti della
tradizione pittorica classica occidentale per proporre corpi maschili e
femminili rappresentati in contesti legati ad esperienze di piacere o di
sofferenza e studiare le risposte cerebrali mediante risonanza magnetica
funzionale (fMRI, da functional magnetic resonance
imaging), sia generalmente nel campione di
volontari, sia con specifico riguardo al sesso, femminile e maschile, dei
soggetti dell’esperimento esposti alla visione di corpi di persone del proprio genere
e di quello opposto.
L’analisi delle immagini ha mostrato, per i
contesti di piacere e di dolore, un evidente quadro di attivazione generico e
specifico per il genere di appartenenza di ciascun volontario partecipante alla
sperimentazione. È opportuno sottolineare che i volontari, sebbene fossero
pienamente consapevoli di stare osservando delle opere d’arte, ossia lavori
pittorici manufatti, hanno presentato un’attivazione topograficamente tipica
della visione di corpi reali in grado di evocare stati emozionali. In
particolare, in tutti i partecipanti, la visione di dipinti di corpi femminili
in condizioni associate al piacere, determinava l’attivazione selettiva del lobulo parietale inferiore – in genere
attivato da immagini di corpi reali – e di parti della corteccia somato-sensoriale associata al tatto.
Lo studio del cervello riguardo al sesso dei
partecipanti ha rivelato che la visione di corpi femminili attivava,
specificamente negli uomini, la corteccia
cingolata anteriore nella parte sub-genicolata,
ossia una formazione nota per il suo ruolo nell’arousal del sistema nervoso
autonomo.
Al contrario, nei soggetti volontari di sesso
femminile, la vista del corpo maschile causava l’attivazione del sistema a ricompensa e le parti
associate al controllo della corteccia
cingolata anteriore dorsale.
Gli esiti di questo studio supportano la nozione secondo
cui alcuni processi, considerati evoluzionisticamente fondamentali, si attivano
quando vediamo immagini del corpo, anche quando queste riproduzioni sono parte
di dipinti appartenenti al patrimonio artistico e lontani da ogni esperienza
della realtà quotidiana.
L’autore della nota ringrazia
la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni
di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito
(utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).
Giovanni Rossi
BM&L-10
novembre
2018
_____________________________________________________________________________________________________________________
La Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, affiliata alla
International Society of Neuroscience, è registrata
presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze, Ufficio Firenze 1, in data 16
gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come organizzazione scientifica e
culturale non-profit.